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Motivazione al successo

"Il livello di motivazione delle persone, dei loro stati d'animo e delle loro azioni dipende più dalle loro convinzioni su se stessi che dalla realtà oggettiva."

La motivazione, in psicologia, è l'espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere o tendere verso una determinata azione. Da un punto di vista psicologico può essere definita come l'insieme dei fattori dinamici aventi una data origine che spingono il comportamento di un individuo verso una data meta; secondo questa concezione, ogni atto che viene compiuto senza motivazioni rischia di fallire.

La motivazione svolge fondamentalmente due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici. Nel primo caso si fa riferimento alla componente energetica di attivazione della motivazione. Nel secondo caso si fa riferimento alla componente direzionale di orientamento. Su questo tema è importante citare due importanti teorie: Lewin "1931" ( La teoria del conflitto) e Atkinson "1964"(Tendenze motivazionali e scelte di rischio).

-Secondo Lewin i conflitti sono tre ( appetitivi- avversivi- appetitivi e avversivi).La soluzione di un conflitto di questo tipo consiste nel trovare un equilibrio mentale per cui vengono soppesate tutte le condizioni sia positive sia negative in modo che l’aspetto dell’attrazione riesca a essere superiore a quello deterrente.
La motivazione sembra derivare dal conflitto e la demotivazione dall’assenza di conflitto; tuttavia questa assenza di conflitto in realtà è solo teorica perché quando un conflitto si esaurisce se ne genera subito un altro. Il punto interessante è che la motivazione non è vista come un desiderio, ma come una sorta di tensione o di disagio.

-La teoria di Atkinson è una teoria motivazionale e riprende il concetto di conflitto introdotto da Lewin, aggiungendo una nuova componente che è quella emotiva.Scopo della teoria della motivazione è quello di misurare le proprie abilità attraverso il raggiungimento del successo in attività valutate come importanti. 

Secondo Atkinson la motivazione alla riuscita dipende da due componenti o tendenze motivazionali contrapposte, speculari e potenzialmente conflittuali:

  • una tendenza al successo, che porta a voler affrontare i compiti e quindi alla motivazione;

  • una motivazione a evitare il fallimento, che porta a un atteggiamento di ritiro nei confronti delle situazioni, al disinteresse e alla demotivazione.

La tendenza al successo porta a scegliere compiti di media difficoltà, in genere leggermente più difficili rispetto a quelli affrontati in precedenza e in cui le possibilità di successo sono realisticamente piuttosto alte. Emozioni tipiche sono la fiducia nella riuscita, il desiderio di affrontare il compito, la soddisfazione e l’orgoglio, anche anticipati, per il successo. L’atteggiamento verso il compito è positivo e si caratterizza per la focalizzazione dell’attenzione, la ricerca di adeguate strategie di soluzione, l’impressione di farcela, la persistenza di fronte alle difficoltà. Una volta raggiunto il successo la tendenza è quella di attribuire la riuscita al proprio impegno e di valutare il compito come facile.
La motivazione a evitare il fallimento porta invece ad affrontare compiti molto facili oppure compiti estremamente difficili, la cui riuscita è molto improbabile, ma che permettono comunque di attribuire il fallimento a cause diverse dalla mancanza di abilità o di impegno, quali la difficoltà del compito, la sfortuna, l’assenza di aiuto. L’emozione tipica che accompagna la tendenza a evitare l’insuccesso è la vergogna anticipata, dovuta al fatto di sentirsi inadeguati rispetto agli altri o rispetto a come ci si aspettava di essere e alla sensazione di non avere la capacità per farcela. Prima di affrontare il compito il soggetto appare apatico e rassegnato, durante l’esecuzione del compito è spesso ansioso.

La decisione di confrontarsi con un determinato compito viene comunque presa non solo in base alle spinte motivazionali, ma anche in relazione al grado di attrazione dell’obiettivo, che può più o meno collimare con gli scopi e i valori dell’individuo, alle riflessioni fatte di fronte ai precedenti successi e insuccessi, alle attribuzioni formulate in situazioni analoghe.

In sintesi si può dire che gli individui sono tendenzialmente poco motivati ad affrontare compiti facili che spesso appaiono anche noiosi e ripetitivi, molto motivati verso compiti di media-alta difficoltà, di nuovo poco motivati per compiti che appaiono troppo impegnativi.

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